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Estate amara per gli stabilimenti balneari: in Campania si registra un calo del 15 %  Attualità Primo piano zonarcs 

Estate amara per gli stabilimenti balneari: in Campania si registra un calo del 15 % 

Lettini vuoti, ombrelloni chiusi e arenili insolitamente tranquilli anche a Ferragosto. È il ritratto, in pieno agosto, di molte località balneari italiane, dal nord al sud, dall’Adriatico alla Campania. I gestori lanciano l’allarme: «È una stagione drammaticamente sottotono». Secondo Assobalneari Italia – Federturismo Confindustria, il calo di presenze e consumi si aggira tra il 20% e il 30% rispetto alle estati precedenti. «Il fenomeno riguarda Liguria, Calabria, Abruzzo, Emilia Romagna. Ma anche la Campania con un calo del 15% L’unico giorno con un po’ di movimento resta la domenica – spiega il presidente Fabrizio Licordari – ma questo turismo mordi e fuggi non basta a salvare il comparto».

Alla base del tracollo, motivazioni economiche precise: «Molte famiglie, anche con due stipendi, non riescono ad arrivare a fine mese. Il primo taglio è svago e vacanze», osserva Licordari, che segnala anche un calo del turismo internazionale, penalizzato dall’instabilità geopolitica.

Sul fronte dei consumatori, il Codacons denuncia rincari record: dal 2019 i prezzi dei servizi balneari sono cresciuti del 32,7%, trasformando la spiaggia in un lusso. «In certi stabilimenti si arriva a 1.500 euro al giorno per una tenda imperiale – accusa l’associazione – e non mancano esempi di 560 euro per una postazione al Forte dei Marmi o ombrelloni a 90-120 euro in Versilia e Gallipoli».

Assobalneari respinge le accuse generalizzate e ricorda di aver sconsigliato aumenti tariffari per il 2025: «Ci sono soluzioni per tutte le tasche – sottolinea Licordari – ma chi offre servizi ha anche costi importanti, dalla sicurezza in mare alla manutenzione». La crisi, avverte, «non colpisce solo i lidi, ma l’intera economia delle località costiere, privando intere comunità della loro principale fonte di reddito».

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